NAPOLI - Napoli-Lazio (1-2), dalle certezze mancanti agli equivoci tattici: ecco i 5 spunti del match.
- Un Napoli a due facce quello visto al Maradona contro la Lazio dell'ex Sarri: straripante (ma sfortunato) nel primo tempo, spaesato ed irriconoscibile nella ripresa. Niente allarmismi, è solo la terza giornata e Garcia avrà modo e tempo di lavorare al meglio con la squadra. Detto questo, però, il nuovo modo di stare in campo (4-3-3 sì, ma le modalità del pressing e della costruzione del gioco sono differenti rispetto al recente passato) ha evidenziato almeno per il momento la mancanza di alcune certezze ormai consolidate.
- L'assenza di Kim, o almeno di un difensore con quelle caratteristiche, può aver inciso? Forse sì, ma non è l'unica spiegazione. Juan Jesus e Rrahmani hanno le loro colpe, ma non sono certo il reale motivo della sconfitta. La verità è che la difesa, ora come ora, è costretta a rimanere più bassa in alcuni frangenti ed il centrocampo, non ancora al top della condizione, non riesce a dare una copertura adeguata. Questo mix di fattori ha generato un'esagerata distanza tra i reparti che ha permesso ai veloci giocatori offensivi della Lazio di proporre il proprio gioco alla perfezione nel secondo tempo. La condizione generale migliorerà ed alcuni problemi si risolveranno quasi da soli, ma Garcia dovrà concentrarsi molto sui nuovi automatismi.
- Discutibile poi la gestione dei cambi. Kvaratskhelia ad esempio non avrà ancora i 90 minuti nelle gambe, ma meglio il georgiano al 60% (fino al momento della sostituzione comunque tra i migliori) che un Raspadori abbandonato sulla fascia e lontano dalle zone di campo in cui sa essere più efficace. Poco sensata anche la scelta di inserire 4-5 attaccanti per poi effettuare soltanto lanci lunghi negli ultimi 10-15 minuti. Avrebbero forse meritato spazio Elmas e Cajuste per dare ulteriore equilibrio al centrocampo e ricominciare a creare trame di gioco degne di questo nome. Inutile però piangere sul latte versato. Garcia, vista la sua esperienza, avrà già annotato pregi e difetti mostrati dalla sua squadra. La speranza è che dopo la sosta, nonostante l'assenza di ben 15 nazionali nei prossimi allenamenti, determinati errori non si ripetano.
- Osimhen, per la prima volta dopo innumerevoli partite, è apparso appannato e fin troppo isolato in determinati frangenti. Ok i lanci negli spazi per esaltarne velocità e fisicità, ma abusarne significa allungare pericolosamente la squadra che non riesce più a comandare il gioco come ai tempi di Gattuso. Apportare delle modifiche è giusto e sano, con il tempo si noteranno anche gli inevitabili benefici delle nuove idee, ma guai a snaturare le caratteristiche di una squadra che soltanto pochi mesi fa festeggiava la vittoria di uno scudetto storico arrivato con 16 punti di vantaggio sulla seconda.
- Condizione fisica, adattamento alle idee del nuovo allenatore e gestione delle risorse a disposizione. Ma non solo. Contro i biancocelesti si sono palesati anche alcuni equivoci tattici che andranno risolti nel minor tempo possibile: posizione di Raspadori, terzini in continua proiezione offensiva e minor coinvolgimento di Lobotka nell'impostazione della manovra. Per risolvere il primo sarebbe ideale un 4-2-3-1 che andrebbe ad esaltare le caratteristiche dell'ex Sassuolo, ma in quel caso servirebbe un maggiore equilibrio a centrocampo (lavorare anche sulla coppia Anguissa-Cajuste?) e una linea difensiva più sicura. Per quanto riguarda il secondo la situazione è chiara: far partire già alti i due laterali, soprattutto Di Lorenzo a dir la verità, porta diversi benefici nella metà campo avversaria, ma così facendo i due centrali vengono abbandonati in fase di costruzione ed esposti a continui uno contro uno in caso di palla persa (come nel caso del secondo gol della Lazio). Farlo va benissimo, ma magari non in maniera ossessiva per 90 minuti. Per il terzo ed ultimo caso, invece, Garcia è stato chiaro: "Lobotka è fondamentale, ma dobbiamo imparare ad essere camaleontici per non dare punti di riferimento". Scelta logica e condivisibile, ma nei momenti in cui Anguissa e Zielinski non riescono ad essere incisivi come al solito dovrebbe essere proprio lo slovacco il punto di riferimento della squadra. Anche contro la Lazio il 68 non è stato però coinvolto adeguatamente (62 i suoi passaggi riusciti, l'anno scorso toccò punte di 90). Anche dalla risoluzione di questi problemi passeranno le future fortune del nuovo Napoli di Garcia.
Simone Santacroce
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
04/09/2023 - 17:53
NAPOLI - Napoli-Lazio (1-2), dalle certezze mancanti agli equivoci tattici: ecco i 5 spunti del match.
- Un Napoli a due facce quello visto al Maradona contro la Lazio dell'ex Sarri: straripante (ma sfortunato) nel primo tempo, spaesato ed irriconoscibile nella ripresa. Niente allarmismi, è solo la terza giornata e Garcia avrà modo e tempo di lavorare al meglio con la squadra. Detto questo, però, il nuovo modo di stare in campo (4-3-3 sì, ma le modalità del pressing e della costruzione del gioco sono differenti rispetto al recente passato) ha evidenziato almeno per il momento la mancanza di alcune certezze ormai consolidate.
- L'assenza di Kim, o almeno di un difensore con quelle caratteristiche, può aver inciso? Forse sì, ma non è l'unica spiegazione. Juan Jesus e Rrahmani hanno le loro colpe, ma non sono certo il reale motivo della sconfitta. La verità è che la difesa, ora come ora, è costretta a rimanere più bassa in alcuni frangenti ed il centrocampo, non ancora al top della condizione, non riesce a dare una copertura adeguata. Questo mix di fattori ha generato un'esagerata distanza tra i reparti che ha permesso ai veloci giocatori offensivi della Lazio di proporre il proprio gioco alla perfezione nel secondo tempo. La condizione generale migliorerà ed alcuni problemi si risolveranno quasi da soli, ma Garcia dovrà concentrarsi molto sui nuovi automatismi.
- Discutibile poi la gestione dei cambi. Kvaratskhelia ad esempio non avrà ancora i 90 minuti nelle gambe, ma meglio il georgiano al 60% (fino al momento della sostituzione comunque tra i migliori) che un Raspadori abbandonato sulla fascia e lontano dalle zone di campo in cui sa essere più efficace. Poco sensata anche la scelta di inserire 4-5 attaccanti per poi effettuare soltanto lanci lunghi negli ultimi 10-15 minuti. Avrebbero forse meritato spazio Elmas e Cajuste per dare ulteriore equilibrio al centrocampo e ricominciare a creare trame di gioco degne di questo nome. Inutile però piangere sul latte versato. Garcia, vista la sua esperienza, avrà già annotato pregi e difetti mostrati dalla sua squadra. La speranza è che dopo la sosta, nonostante l'assenza di ben 15 nazionali nei prossimi allenamenti, determinati errori non si ripetano.
- Osimhen, per la prima volta dopo innumerevoli partite, è apparso appannato e fin troppo isolato in determinati frangenti. Ok i lanci negli spazi per esaltarne velocità e fisicità, ma abusarne significa allungare pericolosamente la squadra che non riesce più a comandare il gioco come ai tempi di Gattuso. Apportare delle modifiche è giusto e sano, con il tempo si noteranno anche gli inevitabili benefici delle nuove idee, ma guai a snaturare le caratteristiche di una squadra che soltanto pochi mesi fa festeggiava la vittoria di uno scudetto storico arrivato con 16 punti di vantaggio sulla seconda.
- Condizione fisica, adattamento alle idee del nuovo allenatore e gestione delle risorse a disposizione. Ma non solo. Contro i biancocelesti si sono palesati anche alcuni equivoci tattici che andranno risolti nel minor tempo possibile: posizione di Raspadori, terzini in continua proiezione offensiva e minor coinvolgimento di Lobotka nell'impostazione della manovra. Per risolvere il primo sarebbe ideale un 4-2-3-1 che andrebbe ad esaltare le caratteristiche dell'ex Sassuolo, ma in quel caso servirebbe un maggiore equilibrio a centrocampo (lavorare anche sulla coppia Anguissa-Cajuste?) e una linea difensiva più sicura. Per quanto riguarda il secondo la situazione è chiara: far partire già alti i due laterali, soprattutto Di Lorenzo a dir la verità, porta diversi benefici nella metà campo avversaria, ma così facendo i due centrali vengono abbandonati in fase di costruzione ed esposti a continui uno contro uno in caso di palla persa (come nel caso del secondo gol della Lazio). Farlo va benissimo, ma magari non in maniera ossessiva per 90 minuti. Per il terzo ed ultimo caso, invece, Garcia è stato chiaro: "Lobotka è fondamentale, ma dobbiamo imparare ad essere camaleontici per non dare punti di riferimento". Scelta logica e condivisibile, ma nei momenti in cui Anguissa e Zielinski non riescono ad essere incisivi come al solito dovrebbe essere proprio lo slovacco il punto di riferimento della squadra. Anche contro la Lazio il 68 non è stato però coinvolto adeguatamente (62 i suoi passaggi riusciti, l'anno scorso toccò punte di 90). Anche dalla risoluzione di questi problemi passeranno le future fortune del nuovo Napoli di Garcia.
Simone Santacroce
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte www.napolimagazine.com