NAPOLI - Da qualche mese, parte dell’Italia passa le notti con gli occhi al cielo per vedere le stelle cadenti. Almeno cinque. I napoletani, invece, si accontentano di poco. L’altra sera sarebbero stati felici se ne fosse caduta anche solo una. Possibilmente rossa.
La Stella Rossa, sulla carta, è la squadra materasso del girone Champions, e lo ha ampiamento dimostrato in campo. Del resto, la lettura delle formazioni, era abbastanza tranquillizzante. Nessun nome altisonante nell’undici iniziale. Undici onesti dopolavoristi, che lasciavano presagire poche sorprese in serbo: Sfrantummatic, Nunmefiric, Walleric, Sticazzic, Samentic, Struppiatic, Strabic, Nguacchiatic, Nchirchiatic, Crisantemic e Pancev.
Le difficoltà maggiori le incontrava il telecronista Sky che si intestardiva a cercare di pronunciare il nome della squadra serba in lingua madre, con il risultato di pronunciarlo in trentasei modi diversi, mai in quello giusto.
Il 97% dei napoletani, ancora adesso, non ha capito il Napoli contro chi ha giocato. Il restante 3% guardava Maria De Filippi.
Crvena Zvezda sembra più la marca di una doppio malto, e – di fatti – il livello tecnico medio della squadra era quello di un collaudatore di birre. Il centravanti sembra un incrocio tra Aristoteles e Nonna Abelarda, con quello scopettino in testa che magari sarebbe stato più indicato per un difensore, addetto a spazzare l’area.
Ancelotti, però, è un grande giocatore di poker che, a volte, piglia ‘a ‘nziria e se anche ha scala servita in mano, cambia quattro carte per fare poker. Nella sua carriera, gli è riuscito spesso, cambiando radicalmente ruoli a calciatori anche già affermati. A Napoli ha trovato schemi d’attacco collaudatissimi, ma ha ritenuto di dover cambiare. In particolare, la posizione di Insigne e quella di Hamsik. In alcune partite gli è andata benissimo, e ha incartato pure qualche inaspettato tris. A Genova e a Belgrado, invece, l’Ounas è rimasto nella manica.
Ma ci sarà un motivo se Ancelotti era seduto sulle panchine di tre diverse squadre che hanno vinto la Champions e noi sul divano, dietro al televisore.
E magari già da Torino troverà gli equilibri giusti. Perché solo quello manca a questa squadra, che è quella dei 91 punti, e con sei titolari in più (compresi Milik e Ghoulam che l’anno scorso non avevamo.
A Torino bisognerà stare attenti, sono forti in difesa e a centrocampo. Bisogna fare attenzione a due calciatori in particolare del Toro, Meïté e N’Koulou, che presi singolarmente sono inoffensivi, ma insieme fanno paura.
Gino Rivieccio
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
21/09/2024 - 10:44
NAPOLI - Da qualche mese, parte dell’Italia passa le notti con gli occhi al cielo per vedere le stelle cadenti. Almeno cinque. I napoletani, invece, si accontentano di poco. L’altra sera sarebbero stati felici se ne fosse caduta anche solo una. Possibilmente rossa.
La Stella Rossa, sulla carta, è la squadra materasso del girone Champions, e lo ha ampiamento dimostrato in campo. Del resto, la lettura delle formazioni, era abbastanza tranquillizzante. Nessun nome altisonante nell’undici iniziale. Undici onesti dopolavoristi, che lasciavano presagire poche sorprese in serbo: Sfrantummatic, Nunmefiric, Walleric, Sticazzic, Samentic, Struppiatic, Strabic, Nguacchiatic, Nchirchiatic, Crisantemic e Pancev.
Le difficoltà maggiori le incontrava il telecronista Sky che si intestardiva a cercare di pronunciare il nome della squadra serba in lingua madre, con il risultato di pronunciarlo in trentasei modi diversi, mai in quello giusto.
Il 97% dei napoletani, ancora adesso, non ha capito il Napoli contro chi ha giocato. Il restante 3% guardava Maria De Filippi.
Crvena Zvezda sembra più la marca di una doppio malto, e – di fatti – il livello tecnico medio della squadra era quello di un collaudatore di birre. Il centravanti sembra un incrocio tra Aristoteles e Nonna Abelarda, con quello scopettino in testa che magari sarebbe stato più indicato per un difensore, addetto a spazzare l’area.
Ancelotti, però, è un grande giocatore di poker che, a volte, piglia ‘a ‘nziria e se anche ha scala servita in mano, cambia quattro carte per fare poker. Nella sua carriera, gli è riuscito spesso, cambiando radicalmente ruoli a calciatori anche già affermati. A Napoli ha trovato schemi d’attacco collaudatissimi, ma ha ritenuto di dover cambiare. In particolare, la posizione di Insigne e quella di Hamsik. In alcune partite gli è andata benissimo, e ha incartato pure qualche inaspettato tris. A Genova e a Belgrado, invece, l’Ounas è rimasto nella manica.
Ma ci sarà un motivo se Ancelotti era seduto sulle panchine di tre diverse squadre che hanno vinto la Champions e noi sul divano, dietro al televisore.
E magari già da Torino troverà gli equilibri giusti. Perché solo quello manca a questa squadra, che è quella dei 91 punti, e con sei titolari in più (compresi Milik e Ghoulam che l’anno scorso non avevamo.
A Torino bisognerà stare attenti, sono forti in difesa e a centrocampo. Bisogna fare attenzione a due calciatori in particolare del Toro, Meïté e N’Koulou, che presi singolarmente sono inoffensivi, ma insieme fanno paura.
Gino Rivieccio
Napoli Magazine
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