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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli al centro del mondo"
10.05.2023 23:00 di Redazione

NAPOLI - E infine venne il giorno del tricolore. A cinque giornate dalla fine del campionato. Nell'ora vespertina della prima domenica di maggio. Avversaria la Fiorentina del gentile pasillo. Come quel 10 maggio del 1987, che sancì la vittoria del primo scudetto. A Napoli piace cogliere le viole. Gioco, partita e incontro col rigore secondo di Osimhen il re dei bomber. Poi, lo spettacolo più entusiasmante: i canti, lo sventolare delle bandiere, la passerella dei campioni, le voci canore, le lacrime di gioia, la commozione del Pelato di Certaldo, il verbo di Aurelio Primo, lo sketch di Tommaso Starace (mi mancano i suoi caffè). E dai Paesi più lontani, ma vicini col cuore, le mani tese a festeggiare all'unisono. Nelle piazze e per le strade, Napoli ripresa e ritratta da cameramen venuti da ogni dove. L'internazionalizzazione di una gioia pregustata a lungo. Spalleggiati da migliaia di stranieri con magliette azzurre indosso. Napoli al centro del mondo e chi se ne frega se ad una quarantina di chilometri c'è stato il silenzio del rancore e dell'invidia. Il Napoli ha vinto, dominato sul campo. Napoli ha stravinto per la sua civiltà. Ci avevano consigliato il modo in cui avremmo dovuto festeggiare, pensate un po'. Raccomandazioni dettate dal fele. Da quella spocchia tutta nordica di gente che ha poca memoria e, soprattutto, scarsa conoscenza della storia di una città che è stata capitale in Europa. Dei suoi abitanti dediti al carpe diem che non vuol dire starsene con le mani sul grembo a prendere il sole, ma contezza che la vita va vissuta con lentezza filosofica che induce al pensiero, lontana dalla mentalità della finanza creativa che molto crea e tutto distrugge. E' stata la primavera del risveglio dei sentimenti e dell'orgoglio in un periodo di maledetta primavera, tardiva e fredda. S'è vinto un campionato alla settentrionale, che sfizio!, programmando, investendo senza fare follie, con la fantasia al potere. Chi ha avuto la ventura di assistere, partecipare ai tre scudetti nell'arco temporale di trentasei anni, avrà notato quanto diverse siano state le simbiosi squadra-città. La Napoli del primo scudetto e quella della guerra di camorra. La Napoli del secondo scudetto e quella della crisi dei rifiuti. La Napoli del terzo scudetto e quella del rinascimento, culturale soprattutto. Ed economico, grazie ai turisti italiani e stranieri che da qualche anno desiderano vivere la città, non considerandola - come accadeva poco tempo fa - luogo di smistamento per le divine costiere e le isole. Taccio sulle voci di dentro che parlano di addii in società e nel team. Carpe diem, vivo il momento. Dico soltanto: grazie ragazzi, grazie Napoli.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli al centro del mondo"

di Napoli Magazine

10/05/2024 - 23:00

NAPOLI - E infine venne il giorno del tricolore. A cinque giornate dalla fine del campionato. Nell'ora vespertina della prima domenica di maggio. Avversaria la Fiorentina del gentile pasillo. Come quel 10 maggio del 1987, che sancì la vittoria del primo scudetto. A Napoli piace cogliere le viole. Gioco, partita e incontro col rigore secondo di Osimhen il re dei bomber. Poi, lo spettacolo più entusiasmante: i canti, lo sventolare delle bandiere, la passerella dei campioni, le voci canore, le lacrime di gioia, la commozione del Pelato di Certaldo, il verbo di Aurelio Primo, lo sketch di Tommaso Starace (mi mancano i suoi caffè). E dai Paesi più lontani, ma vicini col cuore, le mani tese a festeggiare all'unisono. Nelle piazze e per le strade, Napoli ripresa e ritratta da cameramen venuti da ogni dove. L'internazionalizzazione di una gioia pregustata a lungo. Spalleggiati da migliaia di stranieri con magliette azzurre indosso. Napoli al centro del mondo e chi se ne frega se ad una quarantina di chilometri c'è stato il silenzio del rancore e dell'invidia. Il Napoli ha vinto, dominato sul campo. Napoli ha stravinto per la sua civiltà. Ci avevano consigliato il modo in cui avremmo dovuto festeggiare, pensate un po'. Raccomandazioni dettate dal fele. Da quella spocchia tutta nordica di gente che ha poca memoria e, soprattutto, scarsa conoscenza della storia di una città che è stata capitale in Europa. Dei suoi abitanti dediti al carpe diem che non vuol dire starsene con le mani sul grembo a prendere il sole, ma contezza che la vita va vissuta con lentezza filosofica che induce al pensiero, lontana dalla mentalità della finanza creativa che molto crea e tutto distrugge. E' stata la primavera del risveglio dei sentimenti e dell'orgoglio in un periodo di maledetta primavera, tardiva e fredda. S'è vinto un campionato alla settentrionale, che sfizio!, programmando, investendo senza fare follie, con la fantasia al potere. Chi ha avuto la ventura di assistere, partecipare ai tre scudetti nell'arco temporale di trentasei anni, avrà notato quanto diverse siano state le simbiosi squadra-città. La Napoli del primo scudetto e quella della guerra di camorra. La Napoli del secondo scudetto e quella della crisi dei rifiuti. La Napoli del terzo scudetto e quella del rinascimento, culturale soprattutto. Ed economico, grazie ai turisti italiani e stranieri che da qualche anno desiderano vivere la città, non considerandola - come accadeva poco tempo fa - luogo di smistamento per le divine costiere e le isole. Taccio sulle voci di dentro che parlano di addii in società e nel team. Carpe diem, vivo il momento. Dico soltanto: grazie ragazzi, grazie Napoli.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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