Focus Azzurro
FOCUS AZZURRO - Cammaroto su "NM": "Napoli, così non va"
03.11.2019 14:12 di Redazione

NAPOLI - La sconfitta di Roma pone una amara sensazione sulle ultime speranze di vedere quest'anno il Napoli a ruota delle due che si contenderanno il titolo. E allora, quando siamo solo ad inizio novembre, in casa azzurra risultano questi numeri: 18 punti raccolti su 33 e 15 gol subiti in 11 partite raccontano un Napoli lontano dalla vetta. Forse mancano all'appello 5-6 punti per sfortuna, come contro Juventus e Cagliari e gli arbitri hanno fatto la loro parte contro Torino e Atalanta, abbiamo tutto il diritto di sentirci scippati per la mossa da wrestler di Kjaer su Llorente ma in definitiva non ci si può soltanto aggrappare agli episodi. Il ko dell'Olimpico impone un'analisi immediata. 

 
 
La squadra che lottava da anni per lo scudetto o comunque al vertice, è adesso un Napoli involuto, confuso e discontinuo. La qualità c'è, non si può discutere il tasso tecnico di almeno 6 undicesimi di formazione, che sono probabilmente i migliori nel loro ruolo in Serie A. Questo Napoli non è diventato scarso tutto ad un tratto. Ci sono ancora 7 mesi di stagione davanti e questo Napoli risente di un clima incerto che avanza. 
 
 
I tifosi speravano che Ancelotti potesse essere l'uomo del definitivo salto di qualità. Ci si aspettava da Ancelotti che fosse in grado di replicare quel mercato sontuoso di Benitez che portò Albiol, Callejon, Reina, Higuain e poi gente come Koulibaly e Mertens, ma in questo biennio Meret e Di Lorenzo sono colpi targati ADL-Giuntoli, rimangono Fabian Ruiz, Elmas, e poi Manolas che è stato preso con l'ok del tecnico ma comunque su iniziativa del club. Qui non si discute che Carlo Ancelotti sia un grande allenatore con una storia pluridecorata alle spalle di vittorie con i top club che avevano tanti campioni. Per vincere a Napoli e con il Napoli però serve altro e la storia è piena di bravi allenatori che si sono trovati nel momento sbagliato al posto sbagliato. Napoli non è un mondo british e non è nemmeno Milano, è bella e peculiare nella sua passionalità talvolta anche esasperata. E' una piazza che vive di emozioni e di empatia, vuole carattere e grinta, esige tante sfumature. La gente è delusa ma soprattutto la piazza ha perso la sua straordinaria energia che ha sempre accompagnato con gioia e trasporto la squadra, anche negli anni da incubo delle serie minori. Questo Napoli non piace perché fatica ad emozionare. La squadra questo clima lo vede, lo percepisce.
 
 
Si dirà che lo stadio è vuoto perché la gente ora vede le partite a casa o perché ce l'hanno con il presidente: tutte fesserie. I napoletani non hanno mai abbandonato la propria squadra per nessun motivo, è parte di loro come un sentimento viscerale e se persino con i prezzi super-scontati si fanno solo 11 mila abbonamenti c'è altro. E' venuto meno qualcosa di più importante: il collante emozionale. Forse il primo vero Ancelotti quasi "napoletano" lo si è visto nel fine partita con l'Atalanta: ma farà ancora in tempo a ribaltare tutto o è già troppo tardi? La speranza è l'ultima a morire ma intanto la classifica è evidente.
 
 

 

Emanuele Cammaroto

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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FOCUS AZZURRO - Cammaroto su "NM": "Napoli, così non va"

di Napoli Magazine

03/11/2024 - 14:12

NAPOLI - La sconfitta di Roma pone una amara sensazione sulle ultime speranze di vedere quest'anno il Napoli a ruota delle due che si contenderanno il titolo. E allora, quando siamo solo ad inizio novembre, in casa azzurra risultano questi numeri: 18 punti raccolti su 33 e 15 gol subiti in 11 partite raccontano un Napoli lontano dalla vetta. Forse mancano all'appello 5-6 punti per sfortuna, come contro Juventus e Cagliari e gli arbitri hanno fatto la loro parte contro Torino e Atalanta, abbiamo tutto il diritto di sentirci scippati per la mossa da wrestler di Kjaer su Llorente ma in definitiva non ci si può soltanto aggrappare agli episodi. Il ko dell'Olimpico impone un'analisi immediata. 

 
 
La squadra che lottava da anni per lo scudetto o comunque al vertice, è adesso un Napoli involuto, confuso e discontinuo. La qualità c'è, non si può discutere il tasso tecnico di almeno 6 undicesimi di formazione, che sono probabilmente i migliori nel loro ruolo in Serie A. Questo Napoli non è diventato scarso tutto ad un tratto. Ci sono ancora 7 mesi di stagione davanti e questo Napoli risente di un clima incerto che avanza. 
 
 
I tifosi speravano che Ancelotti potesse essere l'uomo del definitivo salto di qualità. Ci si aspettava da Ancelotti che fosse in grado di replicare quel mercato sontuoso di Benitez che portò Albiol, Callejon, Reina, Higuain e poi gente come Koulibaly e Mertens, ma in questo biennio Meret e Di Lorenzo sono colpi targati ADL-Giuntoli, rimangono Fabian Ruiz, Elmas, e poi Manolas che è stato preso con l'ok del tecnico ma comunque su iniziativa del club. Qui non si discute che Carlo Ancelotti sia un grande allenatore con una storia pluridecorata alle spalle di vittorie con i top club che avevano tanti campioni. Per vincere a Napoli e con il Napoli però serve altro e la storia è piena di bravi allenatori che si sono trovati nel momento sbagliato al posto sbagliato. Napoli non è un mondo british e non è nemmeno Milano, è bella e peculiare nella sua passionalità talvolta anche esasperata. E' una piazza che vive di emozioni e di empatia, vuole carattere e grinta, esige tante sfumature. La gente è delusa ma soprattutto la piazza ha perso la sua straordinaria energia che ha sempre accompagnato con gioia e trasporto la squadra, anche negli anni da incubo delle serie minori. Questo Napoli non piace perché fatica ad emozionare. La squadra questo clima lo vede, lo percepisce.
 
 
Si dirà che lo stadio è vuoto perché la gente ora vede le partite a casa o perché ce l'hanno con il presidente: tutte fesserie. I napoletani non hanno mai abbandonato la propria squadra per nessun motivo, è parte di loro come un sentimento viscerale e se persino con i prezzi super-scontati si fanno solo 11 mila abbonamenti c'è altro. E' venuto meno qualcosa di più importante: il collante emozionale. Forse il primo vero Ancelotti quasi "napoletano" lo si è visto nel fine partita con l'Atalanta: ma farà ancora in tempo a ribaltare tutto o è già troppo tardi? La speranza è l'ultima a morire ma intanto la classifica è evidente.
 
 

 

Emanuele Cammaroto

 

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