Castel Capuano, attuale sede della Scuola superiore della Magistratura, ospita l’evento intitolato “Cancellazione dei Codici” di Emilio Isgrò.
Curata da Marco Bazzini e Cristina Mazzantini, l’iniziativa, promossa dall’Archivio Emilio Isgrò e realizzata in collaborazione con l’editore Giuffrè Francis Lefebvre e con il contributo della Galleria Gaburro Milano-Verona, presenta una serie di opere inedite realizzate dall’artista per l’occasione.
L’artista è intervenuto sul Codice Civile e sul Codice Penale seguendo la sua cifra espressiva più caratteristica, ovvero cancellando parti del testo degli articoli col fine di proporre una nuova riflessione sui vizi e le virtù della società italiana.
Questi codici appartengono alla serie di volumi realizzata appositamente dall’editore Giuffrè Francis Lefebvre, i cui redattori, esperti di giurisprudenza, hanno collaborato con l’artista prima del suo intervento.
La lingua dei codici è una lingua asciutta e fortemente antipoetica; Isgrò ha saputo vincerla ancora una volta con la cancellatura dando origine a lavori dal forte impatto formale, che talvolta inclinano verso l’ironia, talvolta graffiano per la loro incontestabile verità.
Su un testo cancellato in nero e bianco, attraversato anche da qualche formica – altro topos di Isgrò - le parole superstiti danno voce a nuove “regole” come: “I condomini sono l’autorità giudiziaria” o “la falsa dichiarazione sulla propria identità, dichiara o attesta altre qualità”, soltanto per fare alcuni esempi.
“Ho cancellato il codice civile e il codice penale perché senza parola non c’è diritto – afferma Emilio Isgrò -, e senza diritto non c’è democrazia. Il primo impegno dell’arte è quello di discutere in un mondo che urla”.
“Tra i diversi fili rossi che attraversano l’intero corpus cancellatorio di Isgrò - dichiara Marco Bazzini - è possibile recuperarne uno che ha guardato con particolare attenzione alla letteratura giuridica. Le prime cancellature su questo argomento, infatti, sono datate alla fine degli anni sessanta e nel tempo, a scansione temporale irregolare, si ripropongono fino ad arrivare a questi ultimi codici che ne rappresentano, restando in tema, l’ultimo grado di giudizio”.
“Inserita nella cornice del progetto ARSxIUS, avviato nella sede romana della Scuola Superiore della Magistratura, la Cancellazione dei codici - afferma Cristina Mazzantini - conferma l’intensa relazione tra la ricerca artistica di Isgrò e la sua militanza sociale. Avvertendo una crisi planetaria, Isgrò usa l’arte, responsabile nei confronti della storia, per difendere la democrazia. A partire dalle origini ateniesi, cancella la letteratura giuridica più attuale, mettendo in luce quelle parole che meglio garantiscono la libertà e l’emancipazione ".
“Abbiamo aderito con entusiasmo a questa iniziativa, – dichiara Stefano Garisto Amministratore Delegato di Giuffrè Francis Lefebvre – diffondere e rendere accessibile a tutti la cultura giuridica è uno degli obiettivi del Gruppo e la collaborazione con Isgrò ci onora perché ha permesso di trasformare in Opere d’arte i nostri Codici, da decenni strumento di studio e di lavoro di intere generazioni di professionisti del diritto”.
Daria de Pretis e Francesco Viganò, giuristi e Giudici della Corte costituzionale hanno interpretato i codici di Isgrò in due lunghi, approfonditi e originali saggi pubblicati sul catalogo che accompagna l’esposizione e che è stato prodotto in coedizione tra gli editori Giuffrè Francis Lefebvre e Skira, gli editori più rappresentativi e autorevoli rispettivamente nel diritto e nell’arte. Il volume oltre alla riproduzione delle opere esposte, ospita anche i saggi dei due curatori ed è stato concepito non soltanto come un libro d’arte ma anche come un vero e proprio trattato di diritto.
di Napoli Magazine
15/05/2023 - 16:10
Castel Capuano, attuale sede della Scuola superiore della Magistratura, ospita l’evento intitolato “Cancellazione dei Codici” di Emilio Isgrò.
Curata da Marco Bazzini e Cristina Mazzantini, l’iniziativa, promossa dall’Archivio Emilio Isgrò e realizzata in collaborazione con l’editore Giuffrè Francis Lefebvre e con il contributo della Galleria Gaburro Milano-Verona, presenta una serie di opere inedite realizzate dall’artista per l’occasione.
L’artista è intervenuto sul Codice Civile e sul Codice Penale seguendo la sua cifra espressiva più caratteristica, ovvero cancellando parti del testo degli articoli col fine di proporre una nuova riflessione sui vizi e le virtù della società italiana.
Questi codici appartengono alla serie di volumi realizzata appositamente dall’editore Giuffrè Francis Lefebvre, i cui redattori, esperti di giurisprudenza, hanno collaborato con l’artista prima del suo intervento.
La lingua dei codici è una lingua asciutta e fortemente antipoetica; Isgrò ha saputo vincerla ancora una volta con la cancellatura dando origine a lavori dal forte impatto formale, che talvolta inclinano verso l’ironia, talvolta graffiano per la loro incontestabile verità.
Su un testo cancellato in nero e bianco, attraversato anche da qualche formica – altro topos di Isgrò - le parole superstiti danno voce a nuove “regole” come: “I condomini sono l’autorità giudiziaria” o “la falsa dichiarazione sulla propria identità, dichiara o attesta altre qualità”, soltanto per fare alcuni esempi.
“Ho cancellato il codice civile e il codice penale perché senza parola non c’è diritto – afferma Emilio Isgrò -, e senza diritto non c’è democrazia. Il primo impegno dell’arte è quello di discutere in un mondo che urla”.
“Tra i diversi fili rossi che attraversano l’intero corpus cancellatorio di Isgrò - dichiara Marco Bazzini - è possibile recuperarne uno che ha guardato con particolare attenzione alla letteratura giuridica. Le prime cancellature su questo argomento, infatti, sono datate alla fine degli anni sessanta e nel tempo, a scansione temporale irregolare, si ripropongono fino ad arrivare a questi ultimi codici che ne rappresentano, restando in tema, l’ultimo grado di giudizio”.
“Inserita nella cornice del progetto ARSxIUS, avviato nella sede romana della Scuola Superiore della Magistratura, la Cancellazione dei codici - afferma Cristina Mazzantini - conferma l’intensa relazione tra la ricerca artistica di Isgrò e la sua militanza sociale. Avvertendo una crisi planetaria, Isgrò usa l’arte, responsabile nei confronti della storia, per difendere la democrazia. A partire dalle origini ateniesi, cancella la letteratura giuridica più attuale, mettendo in luce quelle parole che meglio garantiscono la libertà e l’emancipazione ".
“Abbiamo aderito con entusiasmo a questa iniziativa, – dichiara Stefano Garisto Amministratore Delegato di Giuffrè Francis Lefebvre – diffondere e rendere accessibile a tutti la cultura giuridica è uno degli obiettivi del Gruppo e la collaborazione con Isgrò ci onora perché ha permesso di trasformare in Opere d’arte i nostri Codici, da decenni strumento di studio e di lavoro di intere generazioni di professionisti del diritto”.
Daria de Pretis e Francesco Viganò, giuristi e Giudici della Corte costituzionale hanno interpretato i codici di Isgrò in due lunghi, approfonditi e originali saggi pubblicati sul catalogo che accompagna l’esposizione e che è stato prodotto in coedizione tra gli editori Giuffrè Francis Lefebvre e Skira, gli editori più rappresentativi e autorevoli rispettivamente nel diritto e nell’arte. Il volume oltre alla riproduzione delle opere esposte, ospita anche i saggi dei due curatori ed è stato concepito non soltanto come un libro d’arte ma anche come un vero e proprio trattato di diritto.