Calcio
AIC - Calcagno: "Si gioca troppo, c’è una correlazione tra le tante partite disputate e gli infortuni"
19.11.2024 16:39 di Redazione

“Abbiamo realizzato lo studio ‘Injury Time’ (“Un dossier dell’AIC sul valore degli infortuni dei calciatori nei principali campionati europei”,ndr) perché si gioca troppo e c’è una chiara correlazione tra le tante partite disputate e gli infortuni che aumentano – ha detto il presidente Umberto Calcagno dell’AssoCalciatori a Radio Marte nel corso di Marte Sport Live – e questo incide sulla salute e sullo spettacolo. Vorremmo sempre vedere i migliori calciatori in campo, ma in questo modo ciò non accade. E’ sotto gli occhi di tutti che l’aumento delle partite provoca più infortuni, specie per chi gioca nei top club o per i top player che arrivano sino a oltre 50 match considerando le gare delle Nazionali, facendo peraltro voli transoceanici. Ci sono dati che testimoniano quanto l’aumento ulteriore delle partite sia dannoso. Se si arrivasse, come può essere, a oltre 60 gare si arriverebbe a 107 giorni di infortuni medi per i calciatori più utilizzati. Spesso gli infortuni emergono nelle gare dei Nazionali? I viaggi incidono, è fuori di dubbio che le Nazionali sono attente nel curare la salute dei calciatori, ma si cambiano metodologie di allenamento, può esserci uno sforzo differente. La cosa più grave sono le partite back to back, ovvero quelle con meno di 5 giorni di recupero che, sommate tra di loro, creano un aumento spaventoso di incidenti. Arrivare alla quarta, quinta partita senza recupero è assolutamente negativo. Abbiamo discusso molto con la Lega di Serie A sui calendari ormai stracolmi di match, ma la Lega subisce i calendari internazionali. Una delle conseguenze è che non c’è più spazio per la sosta invernale che è un periodo di recupero sia per staccare mentalmente che fisicamente, oltre che recuperare da piccoli malanni. Capita, infine, sempre più spesso che dopo 50 partite i calciatori non riescono più a offrire prestazioni di un certo livello proprio nelle gare di fine stagione più importanti perché decisive, e questo determina anche un calo dell’appeal del calcio”.

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AIC - Calcagno: "Si gioca troppo, c’è una correlazione tra le tante partite disputate e gli infortuni"

di Napoli Magazine

19/11/2024 - 16:39

“Abbiamo realizzato lo studio ‘Injury Time’ (“Un dossier dell’AIC sul valore degli infortuni dei calciatori nei principali campionati europei”,ndr) perché si gioca troppo e c’è una chiara correlazione tra le tante partite disputate e gli infortuni che aumentano – ha detto il presidente Umberto Calcagno dell’AssoCalciatori a Radio Marte nel corso di Marte Sport Live – e questo incide sulla salute e sullo spettacolo. Vorremmo sempre vedere i migliori calciatori in campo, ma in questo modo ciò non accade. E’ sotto gli occhi di tutti che l’aumento delle partite provoca più infortuni, specie per chi gioca nei top club o per i top player che arrivano sino a oltre 50 match considerando le gare delle Nazionali, facendo peraltro voli transoceanici. Ci sono dati che testimoniano quanto l’aumento ulteriore delle partite sia dannoso. Se si arrivasse, come può essere, a oltre 60 gare si arriverebbe a 107 giorni di infortuni medi per i calciatori più utilizzati. Spesso gli infortuni emergono nelle gare dei Nazionali? I viaggi incidono, è fuori di dubbio che le Nazionali sono attente nel curare la salute dei calciatori, ma si cambiano metodologie di allenamento, può esserci uno sforzo differente. La cosa più grave sono le partite back to back, ovvero quelle con meno di 5 giorni di recupero che, sommate tra di loro, creano un aumento spaventoso di incidenti. Arrivare alla quarta, quinta partita senza recupero è assolutamente negativo. Abbiamo discusso molto con la Lega di Serie A sui calendari ormai stracolmi di match, ma la Lega subisce i calendari internazionali. Una delle conseguenze è che non c’è più spazio per la sosta invernale che è un periodo di recupero sia per staccare mentalmente che fisicamente, oltre che recuperare da piccoli malanni. Capita, infine, sempre più spesso che dopo 50 partite i calciatori non riescono più a offrire prestazioni di un certo livello proprio nelle gare di fine stagione più importanti perché decisive, e questo determina anche un calo dell’appeal del calcio”.